Pubblicato: 12 giorni fa

Torino, Ventura: Col Var avrei vinto più derby contro la Juve. Sulla Nazionale...

Gian Piero Ventura, l’ultimo allenatore del Torino a imporsi contro la Juventus è intervenuto ai microfoni del Corriere dello Spot. Ecco le sue dichiarazioni:

Sei stato l’ultimo allenatore del Toro a vincere il derby.

«Me lo ricordano costantemente i tifosi e io ripeto loro che con il Var ne avremmo vinti molti di più. Subimmo un sacco di angherie, a detta di tutti. Senza scendere in particolari, rigori non dati, espulsioni non comminate, gol buoni non assegnati. Ti posso assicurare che sarebbero stati più di uno».

Il 2-1 dell’aprile 2015 lo ricordi bene?

«Gol di Pirlo su punizione, ribaltammo il risultato con Darmian e Quagliarella. Ma ne giocammo di migliori. Mi resta dentro non tanto la partita in sé quanto quello che accadde il martedì seguente. Alla ripresa degli allenamenti vennero al campo decine di tifosi, tanti avevano le lacrime agli occhi, li ho visti piangere per la felicità».

Precisamente, cosa non ti piace del calcio attuale?

«Mi annoia. Non emoziona più. Ho allenato quando c’erano Ronaldinho, Zidane e Kakà, quando il dribbling, il tunnel, la giocata di qualità erano all’ordine del giorno. Oggi è un calcio quasi comico. Salti di testa con le braccia dietro la schiena, se cadi per terra e il pallone colpisce un braccio ti fischiano contro il rigore una volta sì e l’altra pure. Dopo uno scontro ordinario uno si accascia e un semplice tocco viene trasformato in un taglio di scimitarra. Il calcio è uno sport di contatto, ma a qualcuno non sta più bene... Col Var Maradona avrebbe segnato quattro gol a partita, mentre molti difensori di allora oggi giocherebbero al massimo quattro gare a stagione. Alcune regole sono demenziali. Io guardo il Psg, il Barcellona, inseguo ancora l’emozione».

Accetteresti di nuovo la Nazionale?

«Avrei dovuto pensarci tre volte prima di accettare. Per la Nazionale lasciai un contratto di tre anni con una squadra che tutti gli anni gioca in Europa».

Quale?

«Che importa ormai».

La Lazio. Arriva al punto.

«Arrivo al punto. Dopo soltanto venti giorni capii che non c’erano i presupposti per fare calcio».

Dopo tanti anni sei però riuscito a chiarire la storia di De Rossi con la Svezia.

«Fake assoluta, nessuno aveva mai dato una spiegazione prima del mio intervento in tv al Processo. Non fu chiesto a De Rossi di entrare, perciò lui non potè rifiutare nulla».

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