Il Napoli è Campione d’Italia. Di nuovo. Per la quarta volta nella sua storia, e la seconda in tre stagioni, la squadra partenopea conquista lo Scudetto, coronando un’annata fatta di concretezza, ambizione e una gestione societaria che, passo dopo passo, ha costruito un ciclo vincente.
Oggi, con questa vittoria, Aurelio De Laurentiis entra di diritto nella leggenda del club: sotto la sua guida il Napoli ha vinto più di quanto non fosse accaduto nell’epoca di Diego Armando Maradona.
Quando De Laurentiis acquistò il Napoli nel 2004, il club era fallito e sprofondato in Serie C1. Oggi, vent’anni dopo, il bilancio è clamorosamente positivo: 2 Scudetti (2022/23 e 2024/25), 3 Coppe Italia (2012, 2014, 2020), una Supercoppa Italiana e una presenza costante nelle coppe europee, con quarti e ottavi di Champions raggiunti più volte. Nel confronto con l’epoca d’oro maradoniana, che portò al Napoli 2 Scudetti (1987 e 1990), 1 Coppa UEFA (1989) e una Coppa Italia, De Laurentiis ha eguagliato i titoli nazionali e superato il numero complessivo di trofei. E lo ha fatto in un calcio più competitivo, in cui gli manca solo un titolo europeo.
De Laurentiis ha trasformato il Napoli in una società modello. Ha costruito una struttura dirigenziale solida, puntando sulla sostenibilità economica e sulla valorizzazione dei talenti. Ha saputo cedere campioni come Cavani, Higuain, Jorginho, Koulibaly e Kim sempre al momento giusto, reinvestendo in profili emergenti come Kvaratskhelia prima e, più recentemente su calciatori come Billy Gilmour, David Neres e l'inarrestabile Romelu Lukaku.
La gestione oculata, a tratti criticata per l’assenza di “colpi da copertina”, si è rivelata vincente: pochi sprechi, tanta identità e risultati concreti soprattutto grazie alla scelta di portare a Napoli un allenatore esperto e vincente come Antonio Conte.